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Novembre


liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Gustave Flaubert

 Drammaturgia e regia 

Ilaria Testoni

 “Amo l’autunno, triste stagione che si addice ai ricordi. Quando gli alberi non hanno più foglie, quando il cielo conserva ancora al crepuscolo il color rosso che indora l’erba appassita, è dolce guardare spegnersi ciò che prima brillava in noi”.

 La nostra storia è un insieme di piccoli lutti, dolci separazioni e struggenti ricordi.

Ciò che è sconosciuto fa paura, solo perché “non sappiamo”.

E allora capita di ricordare, cercare ogni cosa nota, anche quando fa male.

Assaporare la vita perduta e, con gioia, sentire freddo al cuore, poter dire: non brucia più. E’ come se il nostro animo conservasse i resti di mille esistenze passate: sono le passioni che muoiono soffocate, perché niente si può abbracciare per più di un attimo.

 Questa è la storia genuina e semplice di due anime sole che senza incontrarsi vorrebbero amarsi. Il giovane ….., che freme di malinconie e desideri, conosce per la prima volta l’amore carnale nei sapienti abbracci di Marie, una giovane prostituta con il cuore vergine, assetato di sincerità.

I due non si vedranno mai più, ma il loro convegno, carico di pathos, è un abbraccio caldo e appassionato, in cui la speranza di cambiare – vita e anima – diventa comunicazione e amore, fino al dolore.

 “…Tutte le voluttà degli uomini hanno invano sciupato ogni angolo del mio corpo, io sono rimasta com’ero a dieci anni. Sono vergine! Ti faccio ridere? Ma non ne ho forse i vaghi presentimenti, gli ardenti languori? Ne ho tutto, salvo la verginità stessa”.

                            

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 Così cominci il viaggio, 

tra spine, cardi, sassi.

Trovi il cammino sgombro,

ti dicono: proibito!

Appena colto un fiore,

apprendi che è di un altro.

Se finisci in un campo

e l’attraversi – devi continuare! –       

guasti la messe altrui;

e allora ti guastano la tua,

perché la differenza si compensi. 

Ogni gioia che godi

fa soffrire il tuo prossimo, 

ma la tua sofferenza non lo allieta, 

aggiunge sofferenza a sofferenza. 

Così continui fino alla tua morte…

Così cominci il viaggio, 

tra spine, cardi, sassi.

Così continui fino alla tua morte…

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Perché non abbiamo sentito la nostra felicità quando ci è passata tra le mani? 

(Gustave Flaubert)


Lo spettacolo ha debuttato al Teatro dell’Orologio di Roma a maggio del 2007. 

Lo spettacolo è ancora in distribuzione.